Abbiamo affrontato molte volte il tema dell'invasione dei Longobardi nel nord Italia e della lunghissima guerra per il controllo delle zone nevralgiche degli antichi territori imperiali. Alcuni storici sostengono che la migrazione di Longobardi sia stata quasi richiesta dalla stessa Costantinopoli, che la classe dirigente romana non avesse alcun interesse per l'Italia e che l'abbia abbandonata ai barbari con cinismo e noncuranza. A queste persone io ricordo sempre la storia di Francione, magister militum del Lario, che per oltre vent'anni combattè i Longobardi e gli impedì di conquistare una vasta area di territori montuosi che comprendenti la Valtellina, Valchiavenna, l'area di Lecco e parte del Comasco. Francione non solo aveva radunato i profughi e i resti delle armate romane nella zona, ma seppe stabilire un sistema difensivo composto da torri e fortezze che diede parecchio filo da torcere ai suoi avversari. In passato abbiamo visto come il suo quartier generale fosse a Crisopoli-isola comacina, ma Francione seppe sfruttare le difese di quello che gli uomini moderni chiamano "limes bizantino", composto dalle fortificazioni maggiori a Castelmarte e Castel Bardello, e poi quello di Lecco, Civate, Buco del Piombo che permisero una sopravvivenza di questa exclave romana fino al 585. Lo storico dei Longobardi Bognetti, aveva addirittura ipotizzato un limes ancora più vasto, che si estendesse addirittura fino alle piazzeforti tardoantiche di Castelseprio, espandendo il controllo di Francione fino alle moderne province di Milano e Varese, per una continua resistenza lungo tutte le Prealpi, avallando questa tesi sia per la perfetta continuità territoriale, che per la presenza di resti archeologici. In questo caso, il dominio di Francione, almeno inizialmente, avrebbe compreso buona parte della metà superiore della Lombardia attuale.
Nell'immagine: resti delle fortificazioni di Castel Bardello
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We have faced many times the theme of the invasion of the Lombards in northern Italy and the very long war for the control of the nerve centers of the ancient imperial territories. Some historians argue that the migration of Lombards was almost requested by Constantinople itself, that the Roman ruling class had no interest in Italy and that it abandoned it to the barbarians with cynicism and carelessness. To these people I always remember the story of Francione, magister militum of the Lario, who for over twenty years fought the Lombards and prevented them from conquering a vast area of mountainous territories that include Valtellina, Valchiavenna, the area of Lecco and part of Como. Francione not only had gathered the refugees and the remains of the Roman armies in the area, but he was able to establish a defensive system consisting of towers and fortresses that gave his opponents a lot of troubles. In the past we have seen how its headquarters were in Crisopoli-Comacina island, but Francione was able to exploit the defenses of what modern men call "Byzantine limes", consisting of the major fortifications of Castelmarte and Castel Bardello, and then that of Lecco, Civate, Buco del Piombo which allowed the survival of this Roman exclave until 585. The historian of the Lombards Bognetti, had even hypothesized an even wider limes, which extended even up to the late antique strongholds of Castelseprio, expanding the control of Francione to the modern provinces of Milan and Varese, for a continuous resistance along all the Pre-Alps, endorsing this thesis both for the perfect territorial continuity and for the presence of archaeological remains. In this case, the dominion of Francione, at least initially, would have included a good part of the upper half of present-day Lombardy.
In the picture: remains of the fortifications of Castel Bardello
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