L’amico Giorgio Rizzo ci manda una interessantissima traduzione riguardo il folklore e le leggende sulla caduta di Costantinopoli, tratto dal messale della Parrocchia della Trasfigurazione di Cristo e di San Spiridione di Kastelli di Kissamos, della Metropoli di KISSAMOS E SELINOS Maggio 2001 Numero 19
LE LACRIME DI SANTA SOFIA E LA CADUTA DI COSTANTINOPOLI:
Ogni anno il 29 maggio le memorie si rianimano, le narrazioni si fanno più vivaci, le commozioni si ripetono, la speranza matura. La città di Costantino cadde. “Costantinopoli è stata conquistata”. La pagina più nera della storia greca fu scritta quel nero martedì, martedì 29 maggio 1453. Dopo il duro assedio di 57 giorni verso le 8 di mattina [ore 7 ora italiana] ogni resistenza si era fermata poiché anche l’ultimo dei combattenti e difensori della città, Costantino Paleologo, cadde combattendo per la Patria e la Fede. I conquistatori infedeli indisturbati cominciarono i massacri, i saccheggi, le distruzioni, gli stupri. Maometto entrò trionfalmente, a cavallo, a Costantinopoli e dopo che visitò diverse parti, arrivò anche a Santa Sofia. A quell’ora la maestosa Santa Sofia, piegata e consegnata in mani di infedeli, viene spogliata del suo splendore e di ogni sua preziosità, e piange e si lamenta.
Lamenti funebri diventano famosi dovunque degli infelici uomini che avevano riempito la chiesa sperando nella salvezza dal cielo, quella che non venne. In poche ore la chiesa della Sapienza di Dio, la Santa Mensa, le Sacre suppellettili, le immagini, i paramenti sacri intessuti d’oro, l’oro, l’argento, le pietre preziose, tutto era stato sottratto e profanato dai conquistatori, e soltanto quello che non aveva valore per loro fu un mucchio, mescolato a sangue e lacrime.
Costantinopoli, Santa Sofia, il vanto e la luce del mondo, vide e visse in quel giorno le immagini più spaventose e penose del genere umano. Sopra la Santa mensa e i sacri altari bevettero e mangiarono e “i libidinosi propositi e appetiti di quelli con donne e vergini e ragazzi facevano di sopra e compivano”.
Santa Sofia si scosse dalle fondamenta. Si scossero le sue cupole. Si scossero le sue colonne e cominciò a cantilenare un interminabile lamento funebre. Collocheranno sulla mia Santa Mensa il corano ! Una folla di musulmani e saraceni si inginocchierà sul mio lastricato ! Santa Sofia moschea ! O Dio mio come avvenne ? Questa creazione della fede, nelle mani di atei come è possibile ? Questa gloria dove andò ? La tua sacra Chiesa o Signore, senza incenso e cero, senza crepitacoli/tabelle e salmodie, soltanto tu conosci il perché. Lì nel centro della Chiesa, sotto la sua grande cupola, sostò l’Imperatore, Giustiniano, nell’ora dell’inaugurazione. Lì gridò orgogliosamente “Ti ho sconfitto Salomone”.
Accompagnarono il suo grido le sessantadue campane, diffusero dovunque la notizia e l’ammirazione per questo vanto della Grecia. Proprio tutti mandarono a Dio glorificazioni per la grande opera, la meravigliosa. Passarono anni e di nuovo nello stesso punto si ferma Eraclio, e innalza glorificazioni per la vittoria dei cristiani, ed è orgoglioso della Santa Croce che prese ai Persiani. In quel punto sostò la pia e Santa Imperatrice Teodora, per ringraziare Dio per la propria vittoria in difesa delle Sante immagini.
Nello stesso punto i Cristiani festeggiarono la Domenica dell’Ortodossia, e l’altro Imperatore Basilio Bulgaroctono salmodiò i canti di vittoria, poiché mantenne Bisanzio e l’Ortodossia lontano dai barbari stranieri, che si illusero di saccheggiare quanto di sacro e santo la Regnante nascondeva. In questo punto avvennero incoronazioni di Basileis, ordinazioni di Patriarchi e Vescovi, e Costantino Paleologo arrivando da Mistrà nello stesso punto sostò. Tutti lo guardano con affetto e speranza, e tutti lo guardano compiaciuti con angoscia ti dici e sanno bene che sarà il proprio ultimo Imperatore.
“Lo vedesti con i tuoi occhi, nonna, il Basileus ?”, chiede il nipote alla propria nonna. La nonna era anche nell’ultima Messa. Nella Messa che rimase a metà. “C’era una volta e un tempo dentro la chiesa trina, il Vangelo d’oro e il calice d’argento fasciato di raggi”. Da questo calice, nella Grande Chiesa, fece la Comunione per l’ultima volta l’Imperatore, Costantino Paleologo.
Mille anni radiosi ! Anni pieni di gloria, pieni di azione, inni e vittorie passarono e diedero il presente, dentro la Chiesa trina. Mille anni pieni di Ellenismo e Ortodossia, nessun conquistatore può cancellarli, per quanto sia potente, una storia viva non può mai essere uccisa, e sepolta da un giorno all’altro.
Vedo di fronte a Santa Sofia i piccoli euzoni. Ballano il ballo dei kleftes e scrutano di fronte. E scrutando la città cantano e parlano. Di nuovo saranno nostri, affinché sia grande la nostra Chiesa.
La Caduta fa soffrire il Greco, fa soffrire ogni cristiano, e quale molto Santa Sofia il grande monastero, lo [il Greco] commuove con il suo [di Santa Sofia] dolore e le sue lacrime. Suonino anche quest’anno le campane a lutto il 29 maggio, affinché si risveglino le anime, ma anche le coscienze, poiché i nemici della nostra Nazione e della nostra Chiesa avanzano e vogliono annientarci.
Suonino di nuovo le Chiese della Grecia, affinché si risveglino Costantino Paleologo e tutti gli altri eroi e valorosi difensori di Costantinopoli. Affinché si risveglino e si alzino dalle loro tombe e sepolcri, per darci lezioni di coraggio, umanità, speranza e fede, ma anche per gridare con voce tonante, taci Santa Sofia non piangere e non lacrimare. Asciuga la tua lacrima che né Dio né i cristiani ti lasceranno essere Moschea. Asciuga la tua lacrima che “di nuovo con gli anni con le occasioni, di nuovo nostri saranno.
Nell'immagine: rappresentazione artistica di Santa Sofia
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Our friend Giorgio Rizzo sends us a very interesting translation about folklore and legends about the fall of Constantinople, taken from the missal of the Parish of the Transfiguration of Christ and of San Spiridione of Kastelli of Kissamos, of the Metropolis of KISSAMOS AND SELINOS, May 2001 Issue 19
THE TEARS OF SANTA SOFIA AND THE FALL OF CONSTANTINOPOLIS
Every year on May 29, the memories come to life, the narrations become more lively, the emotions are repeated, the hope matures. The city of Constantine fell. "Constantinople has been conquered." The blackest page in Greek history was written that black Tuesday, Tuesday 29 May 1453. After the hard siege of 57 days around 8 in the all resistance had stopped as the last of the city's fighters and defenders, Constantine Palaiologos, also fell fighting for the Empire and the Faith. Undisturbed unfaithful conquerors began massacres, looting, destruction, rapes.
Mehmet triumphantly entered, on horseback, in Constantinople and after he visited several parts, he also arrived in Hagia Sophia. At that time the majestic Hagia Sophia, folded and handed over to the hands of infidels, is stripped of its splendor and all its preciousness and weeps and complains. Funeral laments become famous everywhere of the unhappy men who had filled the church hoping for salvation from heaven, the one who did not come.
In a few hours the church of the Wisdom of God, the sacred furnishings, the images, the sacred vestments woven with gold, gold, silver, precious stones, everything had been stolen and desecrated by the conquerors, and only what had no value to them was a heap, mixed with blood and tears. Constantinople, Hagia Sophia, the pride and light of the world, saw and lived on that day the most frightening and painful images of mankind.
Above the holy table and the sacred altars, they drank and ate and "the libidinous intentions and appetites of those with women and virgins and boys did upstairs and fulfilled". Hagia Sophia shook herself from the ground up. Its domes were shaken. His columns were shaken and an endless funeral lament began to sing. "They will place the Koran on my Holy Table! A crowd of Muslims and Saracens will kneel on my pavement! Hagia Sophia mosque! O my God how did it happen? How is this creation of faith in the hands of atheists possible? Where did this glory go? Your sacred Church or Lord, without incense and candle, without crackles/tables and psalms, only you know why. There in the center of the Church, under its large dome, the Emperor, Justinian, stopped in the hour of the inauguration. There he proudly shouted, "I defeated you Solomon." The sixty-two bells accompanied his cry, spread the news and admiration everywhere for this boast of Greece.
Just everyone sent glorifications to God for the great work, the wonderful. Years passed and again at the same point Heraclius stops, and raises glorifications for the victory of the Christians, and is proud of the Holy Cross which he took to the Persians. At that point the pious and Holy Empress Theodora stopped, to thank God for her victory in defense of the Holy images.
In the same spot, the Christians celebrated the Sunday of Orthodoxy, and the other Emperor Basil Bulgaroctonus chanted the songs of victory, as he kept Byzantium and Orthodoxy away from foreign barbarians, who deluded themselves to plunder what the sacred and holy the Reigning hid. . At this point, coronations of Basileis took place, ordinations of Patriarchs and Bishops, and Constantine Palaiologos arriving from Mistrà at the same point he stopped. Everyone looks at him with affection and hope, and everyone looks at him smugly with anguish, you say to yourself and they know that he will be their last Emperor.
"Did you see him with your own eyes, grandmother, the Basileus?" Asks the grandson to his grandmother. Grandmother was also in the last Mass. In the Mass which remained halfway. "Once upon a time there was inside the triune church, the golden Gospel and the silver chalice wrapped in rays." From this chalice, in the Great Church, Communion was made for the last time by the Emperor, Constantine Palaiologos. A thousand radiant years! Years full of glory, full of action, hymns and victories passed and gave the present, inside the triune Church.
A thousand years full of Hellenism and Orthodoxy, no conqueror can erase them, however powerful, a living history can never be killed, and buried overnight. I see the small euzons in front of Hagia Sophia. They dance the dance of the kleftes and peer in front. And scrutinizing the city they sing and speak. Again they will be ours, so that our Church will be great. The Fall makes the Greek suffer, makes every Christian suffer, and how much Hagia Sophia the great monastery, [the Greek] moves him with her [Hagia Sophia] pain and her tears. Again this year the mourning bells will ring on May 29, so that the souls, but also the consciences, will be awakened, since the enemies of our Nation and of our Church advance and want to annihilate us.
Let the Churches of Greece play again, so that Constantine Palaiologos and all the other heroes and valiant defenders of Constantinople are awakened. So that they wake up and get up from their tombs and graves, to give us lessons of courage, humanity, hope and faith, but also to shout with a thundering voice, keep quiet Santa Sofia do not cry and do not cry. Dry your tear that neither God nor Christians will let you be a mosque. Wipe away your tear that “again with the years with the occasions, again ours will be.
In the pic: artistic representation of Hagia Sophia
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